La ripartenza del settore delle palestre nel 2022. Analisi e proiezioni.

Scuola Nazionale Personal Trainer

Qualche numero sul settore fitness

Il settore del fitness globale è stato duramente impattato dalla pandemia e dalle conseguenti restrizioni di accesso ai locali pubblici.

Il giro d’affari dell’intera industria a livello europeo nel 2019 era pari a 28 miliardi di euro, poi calato del 33% nel 2020 a 19 miliardi. Meno marcato, ma pur sempre rilevante, è stato invece il calo a livello di iscritti in palestre e centri sportivi, che in Europa sono calati dai 65 milioni di membri del 2019 a 55 milioni (-15%).

La ripresa nel 2021 a livello di fatturato è stata timida, con un incremento del giro d’affari di ca. 16% in base alle stime preliminari, cosa che colloca il settore ancora al di sotto del 22% rispetto ai livelli pre-pandemici.

 

La ripresa attesa nel 2022 secondo Technogym

Eppure, il superamento della variante Omicron e l’efficacia di lunga durata garantita dai vaccini, nonché il rilassamento delle limitazioni imposte in tempi pandemici e il ritorno di buona parte della forza lavoro in ufficio, rendono le proiezioni per il 2022 e gli anni successivi quanto mai favorevoli.

Guardando infatti ai target di crescita delle società quotate (e non solo) del settore, emergono chiari segnali di ripartenza: ad esempio per il leader dei macchinari di alta fascia Technogym, gli analisti hanno stimato il superamento del fatturato dei livelli pre-pandemici entro il 2022. La società italiana, che nel 2019 aveva fatturato 669 milioni di euro per poi calare a ca. 620 milioni (stime) nel 2021, è attesa raggiungere i 720 milioni di euro di ricavi nel 2022 (+16% vs. 2020 e +8% vs. 2019), proprio grazie all’aumento degli ordini. E se gli ordini aumentano, vuol dire che le palestre hanno ripreso a comprare attrezzi, in vista di una ripresa della domanda…

E’ sintomatico peraltro notare che la stessa Technogym, a fronte di un settore globale atteso rimbalzare del 15-20% quest’anno, segnali una debolezza del proprio segmento “at-home” (attrezzi venduti per l’utilizzo a casa), con il target di fatturato del segmento di 300 milioni, rimandato dal 2021 al 2022. Ciò implica che Technogym si attende un ritorno della clientela nelle palestre, negli hotel, nelle università (i principali mercati di sbocco della società), che dunque avranno minor incentivo a ordinare i prodotti da casa.

 

Le “capex” delle palestre e il cambio di paradigma

Un altro indizio favorevole sul settore arriva dai target di investimento delle palestre (le c.d. “capital expenditures” o in breve “capex”). Alcune delle maggiori catene hanno fornito indicazioni molto aggressive sull’aumento pianificato del numero di palestre: ad esempio l’olandese Basic Fit (attiva soprattutto nel Centro-Nord-Europa) ha previsto di aumentare del 115% vs. 2020 gli investimenti nell’acquisto di nuovi macchinari e nell’apertura di 250 nuovi club entro fine 2022. Stessa cosa hanno indicato la britannica Gym Group (+81% di investimenti) e le americane Life Time Group (+125%) e Planet Fitness (+55%).

Peraltro, come ha fatto notare il management di CleverFit, leader delle palestre in Germania, nel settore si sta assistendo ad un vero e proprio cambio di paradigma post-pandemia: se prima della pandemia il 63% della clientela sottoscriveva un abbonamento in palestra per motivi estetici e solo il 33% per ragioni legati a benessere e salute, dopo la pandemia le preferenze si sono rovesciate: ad oggi il 44% degli intervistati dichiara di essersi iscritto in palestra per ragioni estetiche, mentre il 53% lo ha fatto per il proprio benessere.

Un cambio di paradigma simile permette di inferire un crescente tasso di penetrazione del fitness nel mercato: fino al 2020, le persone iscritte in palestra sul totale della popolazione erano pari al 7-8% circa. Man mano che il fitness verrà concepito sempre più come uno strumento di miglioramento della propria condizione di salute, tale tasso di penetrazione crescerà nel tempo. Non a caso le stime di settore parlano di una crescita attesa del mercato del fitness globale del 7% all’anno fino al 2028.

 

L’aumento della spesa per abbigliamento sportivo

Un terzo ed ultimo elemento positivo arriva dalle società di abbigliamento sportivo. Anche in questo caso, le maggiori società attive nel settore e in particolare quelle specializzate in abbigliamento da palestra (es. Lululemon Athletica, Under Armour, ma anche Nike, Adidas e Puma) segnalano target di aumento del fatturato a doppia cifra per il 2022. Se una parte di questo aumento sarà senz’altro dettato dall’aumento dei prezzi di vendita (legati all’aumento dei costi delle materie prime, dei trasporti e dei salari), dall’altro anche i volumi dovrebbero segnare un rialzo marcato rispetto al 2021.

 

La situazione dell’impiego nel settore

In aggiunta, particolarmente interessante è la situazione lavorativa del settore. Ad oggi, dopo due anni di difficoltà, una fetta rilevante di personale professionale delle palestre ha smesso di cercare lavoro o si è “riciclato” in altri settori. Il risultato è che le stesse palestre in Italia e nel resto del mondo, così come molte altre società di beni e servizi di largo consumo, lamentano la mancanza di personale, in uno scenario di ripresa della domanda e di offerta che fatica a stare al passo. Secondo gli ultimi dati del bollettino Excelsior 2021, il 32,2% delle imprese italiane lamenta difficoltà nel trovare le professionalità giuste nel suo settore di riferimento, percentuale aumentata di 6 punti rispetto al 2019. E tra i settori maggiormente in affanno figurano il commercio all’ingrosso, i servizi operativi e quelli culturali e ricreativi (tra cui appunto le palestre). E la mancanza di personale professionale non può che tradursi verosimilmente in un aumento dei salari per i professionisti del settore.

 

Proiezioni di medio periodo

Cosa attendersi per il medio periodo? Dopo una fase di stallo quasi totale nel periodo pandemico e una ripresa del settore che potrebbe essere vigorosa tra 2022 e 2023, pur in presenza di alcuni rischi che rimarranno insiti nel “new normal” che ci accingiamo a vivere (incluse le possibilità di restrizioni per l’emergere di nuove varianti), la sensazione è che i Governi di molti Paesi, tra cui certamente l’Italia, non possano più permettersi nuovi lockdown totali alle attività e ai servizi al pubblico.

Questo perché si andrebbe a minare la produzione di reddito delle imprese e in definitiva la mole di imposte e tributi che lo Stato incasserebbe. Vale la pena ricordare infatti che il settore fitness in Italia vale poco meno del 2% del PIL totale, un valore enorme in termini relativi.

E con un debito pubblico che, anche causa pandemia, è giunto alla soglia del 146% del PIL, la flessibilità di bilancio per il Nostro Paese è davvero limitata. Per dirla con una frase: se fino ad oggi la priorità della politica è stata il contenimento della pandemia e la limitazione delle morti, nei prossimi anni dovrà certamente essere lo stimolo e l’agevolazione dell’attività imprenditoriale (soprattutto nei beni e nei servizi al consumo, come d'altronde le palestre), per poter rendere sostenibile il ripagamento di quel debito contratto per tappare i buchi delle attività produttive bloccate durante il covid-19. E il contributo delle palestre e del fitness in generale sarà certamente determinante.

 

Scritto per Scuola Nazionale Personal Trainer da Renegade Insider Finanza, pagina di educazione finanziaria, a cui vanno i nostri più sentiti ringraziamenti.


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